Lezioni su Shakespeare (Italian Edition) by W.H. Auden

Lezioni su Shakespeare (Italian Edition) by W.H. Auden

autore:W.H. Auden [Auden, W.H.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2021-04-28T22:00:00+00:00


La tendenza di Amleto a procrastinare l’azione. Amleto si decide ad agire solo se minacciato da circostanze esterne e quando lo fa, come nella scena in cui uccide Polonio, dà prova di una notevole insensibilità. Il dramma nel dramma da lui architettato e orchestrato si configura come una contraddizione non comica ma tragica, dove l’innocenza degli attori stride con la colpevolezza di coloro che parlano bene, e ciò che dovrebbe avere la funzione di intrattenere in maniera innocua infligge una sofferenza autentica.

Amleto è intensamente assorbito da se stesso, e questo interesse egocentrico perdura fino all’ultima scena della tragedia. Tergiversa, dilaziona. Il problema è compiere una scelta definitiva, di accettare il presente. Non ridursi a dire «Il secolo è fuor di sesto. Sorte maledetta, / dover essere nato per rimetterlo a posto» (I, V, 188-89) – «Starei benissimo se la realtà fosse diversa». Non devo voler essere un altro. Devo capire che non posso nascondere una parte di me a me stesso e rendere la situazione più semplice di quanto non sia, come fa Bruto. Devo essere io a scegliere. Come posso trascendere questa identità che ho accettato e poi dimenticarmene completamente? Non devo rimettere questa scelta al fato o alle circostanze, come fa chi si abbandona alla dissipazione o ad azioni scoordinate. Non posso giustificarmi dicendo che non sono in grado di fare i conti con la vita perché mia madre non mi amava o mi amava troppo, o quale che sia il pretesto. Amleto potrebbe vendicare il padre senza indugio oppure affermare che non compete a lui giudicare altri uomini, che unico giudice è Dio. Invece non fa né l’una né l’altra cosa: trova la situazione interessante e prende nota di come «uno può sorridere, e sorridere, ed essere un criminale» (I, V, 108).

La reciproca avversione mantiene stabile, sia pure nel distacco, il rapporto tra due individui. Odio e amore determinano entrambi un’alterazione della situazione. Perché un soggetto non agisce? Perché deve trovare una risposta alla domanda «Chi sono io?». Perché gli manca il senso di una ragione che dia fondamento all’esistenza. Manca, ad Amleto, la fede in Dio e in se stesso.4 Di conseguenza, è costretto a definire la propria esistenza in rapporto agli altri – ad esempio, io sono l’uomo la cui madre ha sposato l’assassino del padre. Ad Amleto piacerebbe diventare una creatura del destino come l’eroe tragico del teatro greco. Di qui la sua incapacità di agire, poiché non sa far altro che «recitare», cioè giocare con le varie possibilità. Egli è fondamentalmente annoiato, ed è questo il motivo per cui agisce in modo teatrale. La tragedia è stata scritta a discapito degli attori, e per sua natura il ruolo di Amleto non può essere sostenuto da un attore. Un attore può recitare qualsiasi parte tranne quella di un attore. Amleto dovrebbe essere impersonato da un attore preso dalla strada,5 mentre gli altri personaggi dovrebbero essere interpretati da attori professionisti. Il punto nodale è che Amleto è un attore, e nessuno può recitare se stesso. Si può solo essere se stessi.



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